Perché la termoregolazione è importante per il neonato e per il bambino e quali sono le risposte della scienza ai dubbi più frequenti dei genitori
Al momento della nascita, il neonato deve affrontare una notevole escursione termica, in quanto entra a contatto con la temperatura dell’ambiente circostante notevolmente più bassa di quella uterina (che oscilla tra 0,3-0,5 gradi in più rispetto a quella materna), pertanto deve abituarsi a produrre calore per opporsi al raffreddamento che la sua nuova condizione gli comporta. Infatti, il neonato passa, repentinamente, da un ambiente caldo e accogliente, come quello dell’utero materno, ad un ambiente freddo, come quello esterno. Generalmente, il neonato fisiologico nato a termine è in grado di regolarizzare la sua temperatura corporea producendo una quantità di calore sufficiente a compensare il brusco calo. Aiutato dal contatto pelle a pelle con la mamma e riscaldato successivamente dai suoi abbracci e coccole, nel giro di poche ore, inizia ad imparare a termoregolarsi.
La produzione di calore del neonato avviene principalmente attraverso la c.d non shivering termogenesi (NST), ovvero non viene stimolata, come per l’adulto dai brividi, ma da un sistema di termorecettori connesso al sistema nervoso centrale che facendo percepire una temperatura al di sotto del normale range, attiva la vasocostrizione periferica per diminuire la perdita di calore e inibisce la sudorazione.
La dispersione del calore, invece, avviene in via naturale, principalmente attraverso la vasodilatazione periferica e, in misura ridotta, per evaporazione, attraverso la sudorazione.
La termoregolazione può essere definita come l’insieme dei processi fisiologici che mantengono la temperatura corporea in un range preciso tramite il bilanciamento di produzione/perdita di calore. La termoregolazione è quindi la capacità del corpo di regolare la propria temperatura in risposta ad ambienti troppo freddi (o troppo caldi), pertanto è una funzione fondamentale per la sopravvivenza del neonato.
I meccanismi di termoregolazione, però, sono ancora deficitari nei bimbi appena nati, ma maturano gradualmente col passare dei mesi e in risposta all’esposizione a varie temperature.
Generalmente le premure dei genitori impediscono che il bambino sia esposto al rischio di ipotermia; al contrario, il rischio di ipertermia è molto più comune.
Ecco i fattori che possono surriscaldare il bambino e provocare i cosiddetti “colpi di calore”:
I colpi di calore vanno prevenuti con attenzione perché possono provocare effetti seri come la disidratazione, la letargia-apatia, riduzione dell’attività motoria, disturbi al sonno e condizioni di stress molto elevate.
Per prevenire il rischio di surriscaldamento, è utile conoscere dapprima alcune nozioni scientifiche sul sistema di termoregolazione dei neonati.
I bambini, specialmente nei primi mesi, sono più esposti alla disidratazione per via della pelle più sottile (lo spessore è di circa 2÷4 mm). Inoltre, l’attività delle ghiandole sudoripare è ridotta rispetto a quella degli adulti e quindi il bambino non riesce a compensare facilmente le temperature elevate.
Infine, va ricordato che in condizioni normali la temperatura corporea del neonato è leggermente superiore a quella di un adulto; e inoltre ci sono una serie di elementi che possono far alzare facilmente la temperatura, come il pianto, l’irrequietezza, le colichette o la dentizione.
Inoltre, è fondamentale fornire l'apporto ottimale di liquidi: infatti, durante l’estate e i periodi più caldi, il neonato allattato va attaccato più frequentemente al seno. Ai bambini dai sei mesi e ai bambini alimentati artificialmente, i liquidi vanno somministrati in piccoli e frequenti sorsi a temperatura ambiente. Per il bambino già svezzato, è raccomandato offrire un’alimentazione che sia ricca di frutta e verdura.
Una delle più grandi preoccupazioni dei genitori è quella di evitare che il proprio bambino si possa raffreddare o ammalare, quindi che possa sudare o sentire freddo. Istintivamente, il genitore controlla mani o piedi oppure la fronte del piccolo per avere il controllo della situazione. Invece, per capire se il bambino ha freddo (o caldo) è consigliato toccare la nuca o la parte posteriore del collo. Infatti, la temperatura delle mani e dei piedi non è indicativa e l’assenza di sudore non è un segnale indicativo.
Molti genitori hanno qualche timore ad uscire nei primi giorni di vita del neonato (anche per abitudini radicate nel passato), perchè lo vedono piccolo e indifeso e hanno paura che possa sentire freddo durante la stagione invernale. Al contrario, invece, se il bambino sta bene, non c’è alcuna controindicazione a uscire all’aria aperta, fin dai primi giorni di vita. Infatti, potrebbe piuttosto essere più rischioso restare sempre chiuso in casa, magari con una temperatura troppo alta o un’aria troppo secca.
In realtà, l’esposizione alla luce del sole favorisce la sintesi della vitamina D, importantissima per la crescita e la calcificazione delle ossa e fa bene all’umore. Ma non solo. Più tempo si trascorre all’aperto, opportunamente vestiti e coperti, tanto più basso è il rischio di contrarre infezioni respiratorie, che tendono a circolare nei luoghi chiusi e affollati.
La febbre è uno dei tanti meccanismi di difesa dell’organismo contro l’attacco di agenti esterni, come virus e batteri, e con cui il corpo reagisce a un disturbo o a una malattia. Si tratta quindi di un sintomo utile grazie al quale è possibile capire che qualcosa non va.
ll centro nervoso che regola la temperatura corporea cerca sempre di mantenerla costante, nonostante le variazioni della temperatura esterna. Ma batteri e virus, responsabili della febbre e delle infezioni, sono in grado di attaccare questo sistema termoregolatorio.
Si parla di aumento della temperatura quando raggiunge 37,3°C se misurata a livello ascellare. Più propriamente, si dice febbricola fino a 38°C ascellari e febbre al di sopra dei 38°C ascellari. Se la misurazione è stata effettuata per via auricolare per ottenere la temperatura reale vanno sottratte “cinque lineette”, pari a 0,5°C.
Naturalmente, la temperatura è molto individuale e alcuni bambini possono avere in condizioni normali una temperatura superiore, ma stare bene.
Nel lattante può capitare che la temperatura aumenti, per esempio dopo un pianto intenso e forte, dopo l’assunzione di pasti o bevande calde, a causa di un ambiente troppo caldo (temperatura esterna e/o interna), oppure se è troppo coperto. E quindi non ha la febbre, in questi casi.
I segni di surriscaldamento del neonato e bambino possono essere:
Per abbassare la temperatura del neonato è consigliabile farlo attaccare più spesso al seno, oppure farlo bere più frequentemente; poi, è bene portarlo in una stanza più fresca, e rinfrescarlo con una spugna immersa nell’acqua del rubinetto, ad una temperatura di circa 25-28°C.
È meglio non coprire eccessivamente il bambino, anzi, bisogna scoprirlo e non farlo sudare: in questo modo si permette al suo organismo di traspirare e, pertanto, di disperdere il calore.
Pertanto, è sempre bene consultare il pediatra se:
E se ha troppo freddo? E se suda? Quanto è difficile per un genitore comprendere come vestire il bambino d’inverno! Il modo migliore è sicuramente “a cipolla” che consente di aggiungere o togliere un indumento a seconda delle necessità, privilegiando le fibre naturali come il cotone che fa respirare la pelle e trattiene il calore.
Per esempio, ad una temperatura di 18 gradi, è consigliato far indossare al piccolo il body a maniche lunghe, un pigiama pesante e poi, per riposare, usare il sacco nanna, più pratico e sicuro delle classiche copertine.
Così come il freddo, anche il caldo non è così semplice da gestire per i neonati: raffreddano con difficoltà l'organismo, soprattutto se non sono vestiti adeguatamente.
Ecco quali indumenti è preferibile scegliere una volta che le temperature si alzano:
Nella scelta degli indumenti, meglio optare per capi in fibra naturale e di colore chiaro.
È importante ricordarsi che i bambini hanno una capacità di auto-regolazione della temperatura corporea ridotta, rispetto a noi adulti. I neonati non hanno ancora sviluppato la capacità di “tremare dal freddo”, un’azione involontaria del loro corpo che permette di produrre un po’ di calore, di conseguenza, i bambini, specialmente quelli più piccoli, soffrono le temperature basse più degli adulti.
I segnali di ipotermia nei bambini sono:
- un respiro lento
- le azioni goffe
- i suoni o pianto strascicante
- non reagisce agli stimoli
- sonno eccessivo
- pelle molto arrossata e fredda (poi se la pelle diventa bluastra o giallastra, la situazione è ancora più grave, e parliamo di congelamento).
Pertanto, anche se il bambino non trema dal freddo o non ha le manine fredde, non vuol dire che non abbia freddo ma, semplicemente, ha una capacità di termoregolazione differente rispetto all’adulto.
Per altri consigli utili sul sonno del bambino e sul suo benessere in generale, potete consultare il sito ufficiale di Baby Wellness Foundation: https://babywellnessfoundation.org/#principi
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